È il lontano 1932 quando Ole Kirk Kristiansen, falegname danese, vedovo con quattro figli, ha un’idea brillante per far divertire i suoi bambini: produrre giocattoli di legno.
Due anni dopo, Ole Kirk e suo figlio Godtfred Kirk Kristiansen appena dodicenne fondano un’azienda che progetta e produce giochi in legno: la Lego.
Lego, contrazione delle parole danesi «leg» - gioca - e «godt» - bene – nonché «lego» - io studio - in latino, sembra essere una raccomandazione per i figli di Kristiansen e per tutti i giovanissimi utilizzatori dei giocattoli.
Questa azienda, il cui motto è «only the best is good enough»,[1]sin dai primi anni di vita ha dovuto affrontare momenti di profonda difficoltà: nel 1942 e nel ’60 due incendi distruggono la fabbrica.
La famiglia non si perde d’animo e prosegue con la produzione e l’innovazione regalando gioie a giovani e adulti di tutto il mondo finché nel 1999 il mattoncino lego ottiene il riconoscimento di «gioco del secolo» dalla rivista Fortune magazine.
Oggi, nel 2020, a distanza di ottantotto anni dalla sua creazione, Lego continua a perfezionarsi e a stupirci.
Attenta ai prossimi importanti appuntamenti europei, quali ad esempio il divieto di utilizzo della plastica monouso entro il 3 luglio 2021 in tutti gli stati UE, Lego ha deciso di impegnarsi per salvaguardare l’ambiente. Da decenni i mattoncini più famosi del globo sono realizzati in plastica, tuttavia Lego vuole cambiare rotta. L’azienda si era posta l’obiettivo di trovare un materiale che sostituisse la plastica in modo più sostenibile senza che si percepissero differenze né al tatto né all’uso e, dopo diverse sperimentazioni con materiali differenti, è stata scelta la plastica di canna da zucchero per realizzare i componenti dei giocattoli. Per il momento comunque è stato compiuto solo qualche passo verso la sostenibilità ambientale; la ricerca di un materiale ecosostenibile infatti non può dirsi conclusa poiché la plastica di canna da zucchero non è biodegradabile.
Negli ultimi decenni, con il superamento della crisi del 2002 l’azienda ha dimostrato la consueta forza e determinazione. Quel periodo di flessione è stato causato da un errore di comprensione del contesto storico. Lego, infatti, influenzata dai risultati ottenuti dalle analisi dei Big Data, i dati aggregati, ha cambiato radicalmente lo storico prodotto. Dagli esiti dei Big Data è emerso che i giovani di oggi, ovvero il target della Lego, sentono il bisogno di avere gratificazioni immediate; interpretando i dati, l’azienda ha dunque deciso di sostituire i classici mattoncini con pezzi di dimensioni più grandi con l’obiettivo di permettere ai bambini di realizzare una costruzione in modo semplice e veloce. Siamo certi che i costruttori di domani abbiano apprezzato questa inversione di rotta? No. Questa scelta costò infatti alla Lego oltre 700 milioni di dollari di debiti.
Solo conoscendo il passato della società danese si può capirne l’indole. Lego non si ferma davanti alla crisi generata dal solo utilizzo dei Big Data ma cerca di integrare i dati ottenuti con gli Small Data, ovvero le caratteristiche relative ai singoli consumatori. Cercando di cogliere aspetti che i Big Data avrebbero potuto omettere, il team Lego passa all’azione incontrando i piccoli consumatori. È l’illuminazione. Uno dei bambini intervistati, alla domanda «Qual è l’oggetto a cui sei più affezionato?» risponde: «Le mie scarpe da ginnastica». Mostra così un paio di scarpe consumate spiegando che rappresentavano tutta la fatica e il suo impegno per imparare e perfezionare l’uso dello skateboard.
Questa semplice ma fondamentale testimonianza permise a Lego di tornare sulla carreggiata iniziale e proseguire con il successo di sempre.
La società danese è sempre ricca di novità: dopo aver acquisito le quote di Merlin Entertainments, ha annunciato di aprire un parco acquatico tematico a Gardaland durante l’estate di quest’anno; sarà il primo Legoland Waterpark d’Europa.
Questa storia potrebbe assomigliare alle storie di altre aziende ma in ogni caso ha molto da insegnarci.
A distanza di anni la proprietà è ancora della famiglia Kristiansen; il nipote come il nonno ha sempre cercato di affrontare i diversi momenti storici e i periodi di flessione guardando la realtà da una prospettiva inusuale al punto che negli ultimi anni i lego sono diventati anche uno strumento per facilitare le attività di team building e, addirittura, una metodologia: la Lego Serious play.
Se ti interessa scoprine di più, a Milano, fino al 15 marzo 2020 potrai vistare la mostra Hero Bricks. Fumetti, Cinema e TV: pezzi unici di artisti in mattoncini LEGO ®