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Attualità

Hanno iniziato davvero a farlo: la Fed americana compra ETF di obbligazioni Corporate e High Yield. Poi toccherà alle azioni?

 
Una vera e propria prova di forza quella della banca centrale degli Stati Uniti. Il 9 aprile era stato annunciato che tramite un apposito veicolo da 750 miliardi di dollari avrebbe comprato obbligazioni corporate. A inizio maggio aveva annunciato che avrebbe presto comprato direttamente ETF su obbligazioni corporate. Il presto è arrivato, e da oggi la Fed parte con gli acquisti.
 
Che cosa sono gli ETF? Un ETF (acronimo di Exchange Traded Fund) è in estrema sintesi uno strumento finanziario che replica un indice e che viene negoziato in borsa come un titolo azionario. Il grande vantaggio di un ETF è che consente di investire economicamente nell’intero mercato a cui si riferisce tramite un solo strumento.
 
In estrema sintesi la FED ha deciso di entrare massicciamente nel mercato delle obbligazioni (sia sicure che meno sicure) per sostenerne i prezzi. Con prezzi più alti le aziende vengono percepite come più sicure e quando emettono nuove obbligazioni pagano meno interessi. È un modo per sostenere l’economia, qualcosa di molto simile a quello che viene fatto dalla nostra banca centrale (la BCE) a sostegno dei titoli obbligazionari della nostra Italia.
 
A differenza del vecchio QE dei tempi di Ben Bernanke, la Fed di Powell si lascia le mani completamente libere, e non indica al mercato target quantitativi mensili. Comprerà tutto quello che riterrà opportuno. 
 
In futuro anche ETF azionari? Il dibattito in America è aperto. Non credo che arriveranno a tanto, ma se succedesse assisteremmo ad uno dei più grandi rialzi della storia, la cui genesi sarebbe la più grande iniezione di “droga” che mai sia stata fatta sui listini azionari americani.
 
Aldilà di quello che potrebbe succedere, quello che è certo è che la distanza tra le misure adottate tra America e Europa aumenta ancora.
 
C’è poco da dire. L’America sta andando a tutt’altra velocità rispetto all’Europa. 
 
E qui si apre il vero dilemma che mi assilla in questo periodo: continuare su Europa seguendo il modello che chiama prezzi assolutamente migliori (con il rischio di metterci tempo a recuperare) o cavalcare la resilienza americana a qualsiasi tipo di shock e crisi (prendendoci il rischio del “finché dura”)?
 
Non c’è una posizione corretta, ma è una scelta individuale influenzata da diversi fattori. Sto maturando la mia opinione in merito e ne parleremo diffusamente, con tutti, nel corso delle prossime settimane.

Mauro Migliorati



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