31 gennaio 2020: il Regno Unito dice ufficialmente addio all’Europa.
Un goodbye che ha diviso e ancora oggi divide un intero popolo di britannici a pochi giorni dall’uscita dall’Ue: da chi si è ritrovato in Parliament Square a Londra e ha dato fuoco alla bandiera europea in segno di riconquistata indipendenza, chi invece ha organizzato, come a Oxford, veglie funebri in segno di lutto per questo addio non voluto.
Il referendum dell'estate 2016 è stato come un vulcano la cui eruzione ha posto la parola fine al legame tra l'Unione Europea e il Regno Unito quasi a voler rivendicare ancora di più la natura geografica di isola di quest'ultima. Una condizione che ancora non è chiaro se renderà il “Regno” ancora più “isolato” oppure un paradiso “felice” a cui ispirarsi.
In realtà nell'immediato cambierà poco e niente perché il vero distacco ci sarà solo alla fine del periodo di transizione soft e cioè quando si arriverà al 31 dicembre 2020, data del divorzio ufficiale.
Al momento, anche da un punto di vista finanziario la Brexit non ha avuto impatti sulle borse e non vi sono opportunità che emergono al momento.
Ma anche se il vero cambio epocale avverrà tra un anno, sono già in corso le trattative per capire il futuro partenariato tra il Regno Unito e l’Unione Europea, soprattutto in merito alle condizioni di accesso al mercato unico.
Condizioni non di poco conto, in un momento di incertezza economica sia per il Regno Unito sia per l’Europa con l’uscita dei britannici dopo 47 anni di matrimonio, uno scisma storico paragonabile a quello di Enrico VIII dalla chiesa Cattolica.
Tra gli economisti ci sono visioni discordanti: gli ottimisti vedono la Brexit una possibile occasione di rilancio dell’economia britannica con una crescita fino all’1% in più sul PIL rispetto alle previsioni dello scorso anno; i pessimisti credono invece che il clima di incertezza generato dall'uscita del Regno Unito non sarà facilmente riequilibrato dalla rassicurazione dei mercati. Una preoccupazione che ha spinto anche diverse società con sede in Gran Bretagna a trasferire i propri quartier generali in parte o per intero in altre città europee.
Quel che è certo è che il quadro di lungo periodo dipenderà molto dall’accordo che verrà raggiunto tra Bruxelles e Londra entro la fine dell’anno.
Per il 2020 quindi nessun cambiamento evidente, nessun costo aggiuntivo per gli scambi commerciali ma dal 2021 sarà pressoché inevitabile un aumento. Boris Johnson vorrebbe raggiungere un accordo di libero scambio simile a quello che già esiste tra l'UE e il Canada. Un'intesa che però ha richiesto 7 anni prima della sua approvazione e che ancora oggi aspetta la ratifica di alcuni stati membri dell'UE tra cui l'Italia.
I tempi insomma sono parecchio stretti e si spera nella reciproca volontà di collaborazione per non compromettere oltre che l'economia britannica anche gli interessi commerciali degli stessi stati membri dell'Unione come l'Italia per cui il Regno Unito è il quinto mercato di sbocco.